Pubblicato 16 Ottobre 2014
Da quando ai primi di ottobre l’idea di tassare per € 200 i pescatori dalla barca e € 20 quelli da riva è stata infatti resa pubblica, la Presidenza della Fipo ha avuto costanti colloqui, riunioni ed incontri con diversi rappresentanti del Parlamento italiano per scongiurare l’istituzione di un’ennesima ingiusta tassa che, in questo caso, colpirebbe l’attività sportiva svolta da circa 1 milione di cittadini.
La Fipo, durante gli incontri avuti con i Parlamentari, ha messo in luce la concreta realtà del settore, probabilmente sottovalutata o ignorata da quei Deputati e Senatori che hanno proposto la licenza di pesca in acque marittime: circa 1.500 negozi di articoli per la pesca diffusi su tutto il territorio nazionale che soddisfano la domanda di circa 1 milione di appassionati della pesca in mare, con una manodopera impegnata nella produzione, importazione e distribuzione ingrosso, commercio e servizi in genere, stimata in 15.000 unità. Oltre ad una solida realtà di piccole e medie imprese italiane, leader in Europa e nel resto del mondo per la qualità e l’innovazione dei loro prodotti.
Tassare i pescatori avrebbe significato bloccare un settore che, sebbene colpito come molti altri dalla crisi, continua a produrre gettito diretto per le casse dello Stato tramite l’Iva e a generare reddito ed occupazione tramite la produzione commerciale.
Secondo le prime indiscrezioni ottenute dagli incontri svolti dalla Fipo, gli emendamenti con la proposta per la licenza di pesca sportiva in mare dovrebbero essere ritirati. Si attende ancora l’ufficialità da parte dell’aula del Senato, chiamata a valutare l’emendamento in questione, ed un cauto ottimismo è sicuramente opportuno. Ma tutto fa propendere verso una soluzione positiva per tutti i pescatori italiani in mare: la proposta della tassa dovrebbe bocciata.